Buona parte del comune di Sesta Godano ha un carattere alpestre. A cominciare dai confini settentrionali e dalle displuviati dei monti che lo separano dalla provincia di Massa-Carrara, le folte pendici del Monte Gottero e la valle del torrente omonimo, nascondono antichi paesi. E' un comune molto esteso e la sua doppia denominazione vuole indicare il capoluogo moderno di "Sesta" (sei miglia romane da Brugnato) nella pianura del torrente Gottero, e il primitivo castello di "Godano", nel luogo dove convenivano le strade da Pontremoli, per unirsi a scendere al fondo valle, in direzione di Carro e Carrodano. In un comprensorio cosi vasto, numerosi sono i borghi e le frazioni che compongono l'entità amministrativa di oggi: Ometto, Chiusola, Airola, Antessio, Pignona, Santa Maria, Godano, Scogna, Groppo e Rio e lo stesso capoluogo Sesta Godano (sulla opposta riva del Gottero), poi Santa Margherita, Bergassana, e poi ancora, nel territorio più meridionale e nella valle del torrente Mangia, Cornice e Mangia, confinanti con Brugnato. La trama delle strade si snoda attorno all'asse principale che, seguendo il corso dei torrenti del versante settentrionale, ha un andamento pressoché ortogonale al fiume Vara. Il capoluogo di Sesta Godano è disteso in un territorio pianeggiante (un quartiere conserva il nome di Reggiano a ricordo della sede della antichissima Pieve), attraversato da ottime strade e distribuito in settori urbani dalle caratteristiche moderne. Una grande piazza, il Municipio, il monumento ai Caduti, la caserma dei carabinieri, il traffico delle corriere per le varie frazioni, il ponte medioevale, le antiche case e le nuove botteghe, alberghi e locande, l'appartato campanile di Santa Maria Assunta.
L'abitato si allunga sull'altopiano alluvionale, in direziono di Santa Margherita, e il panorama diventa "nuovo" per la presenza di piccoli insediamenti industriali, di osterie che promettono buoni assaggi della cucina ligure e di palazzine private, col giardinetto pieno di fiori. Si può dedicare una visita al piccolo centro di Bergassana, un mucchietto alto di case tra boschi di pini e di castagni, e poi ridiscendere al livello del Vara e tornare in direziono di Brugnato a incontrare le strade di Cornice e di Mangia. Sono, questi, i due paesi più meridionali del comprensorio di Sesta, vicini alle strade di fondo valle (e visibili anche dall'autostrada), con una storia che li accomunava alle vicende della Diocesi brugnatese. Ciascuno ha un collegamento particolare. Cornice, antica sede del console, è tutto raccolto in cima ad una altura (sullo sfondo il disegno luminoso del fiume), come un rustico monumento di pietra, attorno a cui, ostinatamente, i pochi abitanti continuano antichi mestieri su fazzoletti di terra. E' un paese senza tempo; addormentato nella tiepida luce della Valle. La parrocchiale di San Colombano (altro riferimento alla storia di Brugnato) sta a guardare i tetti grigi, gli esili fumi dei camini e quelli bianchi, delle stoppie bruciate, che salgono dalla campagna. Anche Mangia, sulle rive del torrente omonimo, ombreggiato dai pioppi, è tutto di pietra. Pilastri, sottoportici, archi, altane: una complicata struttura edilizia, realizzata con gli stessi ciottoli rubati al greto del torrente. Malandata ma miracolosamente indenne e solida.
Tra i muri delle case si incuneano angoli d'orto e piante fiorite. Pur così prossimo alle vie di grande comunicazione, il paese custodisce la sua antica solitudine e le campane della chiesa di Sant'Anna suonano raramente. Da un capo all'altro del suo territorio, Sesta Godano riserva così una eccezionale varietà di ambienti, sotto il comune denominatore di gente unita dallo stesso dialetto e da consuetudini tramandate da una generazione all'altra.
STORIA
In tempi antichissimi il distretto di Godano aveva confini molto più ampi di quelli attuali. "Qui la Pieve - scrive il Formentini - per la forma della circoscrizione e per il tipo degli stanziamenti, può presumersi derivata da una conciliabulum ligure attraverso una costituzione pagense. La Pieve di Santa Maria e di San Marco (plebs de Robiano) rappresenta l'ultimo pago nord occidentale della diocesi di Luni, incuneato tra le diocesi di Genova e Piacenza. Questi territori alpestri passarono dal Fisco Imperiale o dalla condizione di beni pubblici municipali al demanio delle monarchie barbariche, e furono la base dell'ordinamento curtense e feudale dell'alto Medioevo, allorché divennero benefici ufficiali dei grandi feudatari laici o patrimoni delle chiese". Quando, nel 1133, fu creata la Diocesi di Brugnato, le numerose parrocchie di Sesta Godano furono dipendenti dal nuovo vescovo e per quanto invece riguarda la feudalità laica, Godano era uno dei grandi possedimenti obertenghi, pervenuto alla stirpe dei Malaspina di Mulazzo, possessori di isolati castelli, a guardia degli itinerari strategici. Anche qui si verificò il consueto tira e molla tra i feudatari e lo Stato di Genova. Nel 1172-1174 ebbe luogo la rivolta dei baroni e di Obizzo Malaspina contro i genovesi: i genovesi reagirono, dilagarono nella vallata e distrussero il castello di Groppo. Genova incontrò, comunque, notevoli difficoltà alla sua espansione territoriale anche a causa delle guarnigioni dei Fieschi, attestati nei punti nevralgici di Varese e dell'alta Valle. Nel 1274 avvenne la cessione a Genova, da parte dei Fieschi, di molte terre della Val di Vara - tra cui Groppo e Godano - ma i Malaspina tornarono in possesso del feudo di Godano, in forza delle loro funzioni di podestà comunali. La restaurazione lasciò i feudatari, sotto "l'accomandigia di Pontremoli, per lunghi anni odiati padroni della situazione, fino a che - nell'agosto del 1524 - gli uomini di Godano conclusero un trattato con Sforzino Sforza, governatore ducale di Pontremoli, cui pagarono 500 scudi per riscattare sé stessi e le loro case dalla schiavitù del marchese Alessandro Malaspina. Ciò avvenne mentre gli abitanti locali si sottoponevano liberamente al dominio ducale, insieme con gli uomini di Chiusola, Bergassana, Marcatorio, Santa Maria di Godano, Sesta e Scogna" (Archivio comunale di Pontremoli). Insomma i Malaspina e in particolare Alessandro, "leoni ruggenti" in quei luoghi, si erano fatti un molti nemici. Alessandro fu ucciso nel 1524, nella foresta del Malconsiglio, presso Godano, e finalmente i sudditi furono autorizzati a "sottoporsi in perpetuo alla Camera di San Giorgio di Genova", come è documentato in un atto del notaio Battista Pignone, di Zignago. Godano ebbe statuti propri (in 68 capitoli), approvati nel 1526 e confermati, con opportune varianti, nel 1565 e nel 1586. Nel 1700 la Repubblica di Genova manteneva le Podesterie di Godano "castello sul monte di Calabria", con tutte le sue pertinenze territoriali - da Antessio a Scogna, da Ometto a Pignona, da Santa Maria a Bergassana - e la Podesteria di Groppo e Rio; mentre Cornice sul fiume Vara, sopra un colle, era sede di un consolato avente giurisdizione anche sul vicino paese di Mangia. Nel territorio si raccoglievano castagne, frutti, ortaglie, biade, vino ed olio.
DA VEDERE
Dal circuito stradale che da Zignago si innesta al fondo della valle del Gottero, il primo paese è Santa Maria di Godano, detta anticamente Santa Maria de Oradoro, già dipendente dalla Abbazia di Brugnato; poi si incontra Godano coi ruderi del castello e le reliquie della sua potenza medioevale. Godano, con Merzò, è una appendice di Scogna che si raggiunge dopo Santa Maria, percorrendo la breve strada sul versante del Mangia. Per Scogna - agglomerato di piccole borgate rurali a 600 metri di altitudine, in mezzo ad alberi e campagne solitarie - il maggior punto di riferimento è il campanile e la chiesa seicentesca di S.Cristoforo.
Ometto Occorre cercare questo paese negli anfratti della valle e raggiungerlo da una strada di recente costruzione. Solidamente costruito di pietra, con le mura di pietra e i tetti di pietra, un poco mascherato dalla fitta vegetazione. La cosa più notevole è il vecchio ponte Garolo, ad una sola arcata, arditamente gettata sopra la corrente del Gottero, a 32 metri di altezza. Chiusola Scendendo verso Chiusola, si incontra l'alpestre santuario della Madonna della Penna, e Chiusola appare come una barriera nella trincea verde della valle. La borgata fu un munito castello medioevale, già ricordato tra i beni malaspiniani del 1268 e nei trecenteschi statuti di Pontremoli. Oggi è un rustico paese, con stretti vicoli, archi, scale e porticati attorno alla chiesa di San Michele. Antessio Sul versante orientale della valle è Antessio, un solare paese, già filiale della Pieve di Zignago, immerso in una fertile campagna. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo, al centro del vecchio abitato, è stata rifatta in diverse epoche, sulle antiche fondazioni. Pignona Per un altro breve itinerario, dalla strada del Gottero, si sale a Pignona, piccolo centro rurale che fu già sede di una comunità filiale della Pieve di Robiano. Il processo di rinnovamento ambientale - come si dice - ha interessato anche la bella chiesa di Santa Croce (due pregevoli bassorilievi di marmo) ampliata e rifatta sull'edificio primitivo risalente al XIV secolo. Groppo e Rio I due paesi meritano una attenta visita, perché restano tra i migliori esemplari di quella architettura rustica di vecchia data, per cui i centri abitati erano anche piccole fortezze, ed ogni casa una unità difendibile. A Groppo, di nuovo, c'è la chiesa parrocchiale (del 1852) intitolata a San Siro. Il resto del suo singolare complesso urbano, a pianta ellittica, è un susseguirsi di forme e di immagini che ci riportano ad esigenze e funzioni primitive, espresse nella stessa compattezza del villaggio. Anche qui troviamo sottoportici di pietra che sostengono ampie altane, nicchie con immagini sacre, portali e finestre come feritoie, attraverso cui affacciarsi sullo splendido paesaggio. E nelle strade, la presenza di gente e di animali; attrezzi agricoli e mucchi di fieno, festoni di foglie e odore umido di bosco. E le figure impenetrabili delle maschere di pietra (le teste apotropaiche della casa Manuella col suo archivolto, gli altorilievi sulle semicolonne presso la piazza della chiesa) come un misterioso retaggio delle generazioni passate. Anche Rio sembra un inalterabile guscio di pietra, tagliato dai vicoli, terrazze e porticati, fatto per accogliere nella tranquilla intimità della sera i contadini che sgobbano di giorno nei campi e nei vigneti. La chiesa di Rio è del tardo Settecento, ma la parrocchia originaria, quale filiale della Pieve di Robiano, era già ricordata nei registri del XII secolo.
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