Bolano è un comune antichissimo, che riassume oggi, nel capoluogo e nelle frazioni, una intensa vita civica ed economica. Le colline, dominate a settentrione dalla vetta del Monte Grosso, sono attraversate da strade e sentieri che aiutano a scoprire paesi vivaci e ospitali. Matteo Vinzoni, cartografo, a metà del settecento, così illustrava questa porzione del "Dominio di Genova in terraferma": "Bollano: castella recinta e terra antica. Le sue colline sono ripiene di bellissime vigne e producono vini eccellentissimi. Nel suo piano v'è Ceparana che fu Abbazia fondata dai primi vescovi di Luni; restava unita all'altra Abbazia di N. S. delle Grazie nel golfo della Spezia. Al presente posseduta dai figli del fu Magnifico Francesco Maria Giustiniani, e sul colle a ponente, Montebello, luogo e casali, ove nasce il miglior vino, detto di Bollano ". L'antica devozione allo Stato di Genova si perpetua nel carattere ligure e lunigiano dei bolanesi e nel rispetto di talune tradizioni regionali, anche in campo gastronomico, ad eccezione della "fugazia" (farina di granoturco), dei "panigazzi" (focacce di grano) e delle "paltone", di farina di castagne. Tutte specialità che si fanno rare e che andavano d'accordo col buon vino locale, con le formagge ed i salumi di campagna.
STORIA
Ceparana, con l'eredità di un nome certamente romano, di un destino fondiario e di una importanza strategica e mercantile dovuta alla sua posizione, fu sede della antica Abbazia di San Venanzio, fondata nel VI secolo dallo stesso vescovo di. Luni, assunto poi agli onori degli altari; veneratissimo per il suo apostolato cristiano al tempo della occupazione longobarda, e per le sue benemerenze militari quale difensore della sua provincia marittima. Fino a tutto il 1100 l'Abbazia di San Venanzio di Ceparana, pur con la sua particolare importanza, restò nell'orbita della Pieve di Bolano; soltanto nel 1204, con la pubblicazione degli statuti comunali, si avvertiva una qualche dipendenza dei bolanesi al Monastero di Ceparana, sanzionata nell'impegno, da parte della comunità, " di salvaguardare le ragioni e gli onori della chiesa di San Venanzio ". Bolano, comunque, compreso nelle terre tra Liguria e Toscana (Massa, Carrara, Tivegna, Bracelli, Ceparana, Montedivalli, ecc.) che già Ottone I, con suo diploma del 963, aveva assegnato al vescovo di Luni, ebbe una essenziale funzione amministrativa e militare, (quale pieve, corte vescovile e castello) specialmente riferita alla lunga resistenza alle mire espansionistiche dei Malaspina, dai domini dell'alta Val di Magra. Nel rispetto della sua autonomia comunale il castrum et burgus costituiva un importante presidio dei vescovi-conti, insieme ai castelli di Montebello, Stadano (e poi Albiano), questi due ultimi ora compresi nella provincia di Massa-Carrara. Nel 1273 la fortezza divenne ancor più munita e potenziata dalla triangolare cinta muraria costruita dal vescovo Enrico da Fucecchio. Doveva essere materialmente imprendibile, se non fosse intervenuta nel 1306, la pace di Castelnuovo a legalizzare il possesso dei marchesi e a mettere fine alle lunghissime ostilità. Della pace di Castelnuovo, scritta nell'atto del notaio Giovanni di Parente, che ancora si conserva nell'archivio notarile di Sarzana, ci sono riferimenti storici e letterari, poiché fu Dante Alighieri, legato di amicizia con Moroello Malaspina, a condurre e concludere le trattative col vescovo Alberto dei Camilla, per conto della diocesi lunense. Così Bolano e le sue terre andarono prima ai Malaspina del ramo di Mulazzo, poi al condottiero Castruccio Castracani fino al 1328 e quindi ancora alla famiglia dei marchesi. E ci furono le interruzioni francesi del re Carlo VI e gli interventi stranieri invocati dalla comunità per liberarsi dal malgoverno malaspiniano; dei Visconti, nemici di Genova; degli stessi genovesi che, nel 1438, lo riconsegnarono al pretendente, figlio di Azzone Malaspina, alla cui dinastia appartenevano i feudatari di Bolano e Godano. I marchesi furono invisi alle popolazioni che li consideravano usurpatori; odiati come ferrei padroni senza scrupoli (tanto da esercitare realmente il " jus primae noctis ") e astuti sfruttatori dei beni comuni. A lungo andare ci rimisero la pelle. Prima fu eliminato Antonio II e poi Alessandro, assalito ed ucciso dai sudditi nel bosco del Malconsiglio, presso Godano. Dopo la vendetta popolare contro l'ultimo feudatario, nel 1525, i due castelli vennero materialmente incorporati nello Stato di Genova ed ebbe inizio un tempo di pace relativa; di leggi oneste e di feconda attività mercantile e rurale. Il vino di Bolano, appunto che veniva trasportato a Lerici ed imbarcato con destinazione Genova, per allietare le mense del patriziato. Nel librone della storia di Bolano ci sono altri nomi, date e fatti importanti. Gli acquisti territoriali da parte di nobili famiglie genovesi; i palazzotti costruiti come residenze signorili a guardia di fondi ben coltivati; i secoli di vicende provinciali sotto la protezione della bandiera di San Giorgio; le scorribande dei francesi ai tempi napoleonici (a Ceparana fu il quartiere del generale corso Graziani) e le sollevazioni paesane seguite da immancabili rappresaglie armate; i marchesi Giustiniani e le altre famiglie notabili (i Grossi, i Botti, i Galeazzi, i Chilosi, i Mascardi); il gigantesco Domenico Jacchia, studente e soldato, che fu il più alto e forzuto granatiere dell'armata napoleonica; gli eventi risorgimentali; la definitiva struttura territoriale e amministrativa dei tempi moderni. I nomi, i fatti e le date si possono ancora intravvedere nel tessuto del vecchio paese e dei suoi borghi più antichi. I " centri storici " si definiscono tali proprio per una superstite - anche se frammentaria - realtà che avvicina al passato. I luoghi, in quella natura e in quella dimensione, hanno contribuito a formare la razza di uomini che li hanno abitati. E i centri sono arrivati fino a noi un poco decaduti e malconci, ma pieni di nobili testimonianze e di meravigliosi ricordi.
DA VEDERE
Bolano Nel paese esiste ancora la contrada "Borgo Vecchio", con la sua stretta rete di strade interne, e, in cima al borgo si scopre l'edificio che fu la grande Pieve Medioevale, oggi Parrocchiale di Santa Maria, rivestita da orpelli barocchi. La chiesa è stata trasformata ed ampliata in tempi diversi, dotata di un nuovo campanile e rimodernata anche recentemente. E' decorata da affreschi del Beghe e custodisce, tra le altre opere, una tela del Tavarone ed un pregevole Cristo ligneo. Ma delle primitive strutture avanza ben poco: qualche traccia di antiche murature sul lato occidentale del fabbricato, con un unico portale di epoca gotica. Dove in passato era la rocca bolanese - detta ancora castello - sono rimaste poche muraglie. Il castello Malaspina è ora un palazzotto borghese che mostra gli avanzi di un torrione rotondo ed un capitello romanico scolpito, forse proveniente dall'originario edificio della Pieve. Nella stessa Piazza Castello si trova la fontana sormontata dal marmoreo stemma crociato di Genova, e in tutte le vie interne - sempre animate e vivaci - si scoprono le sparse memorie della storia: i prospetti di case gentilizie, un altorilievo di marmo con le figure della Madonna e di Santa Elisabetta all'ingresso della Casa Botti; la superstite porta orientale (detta Chilosi), la porta Stazòn, l'oratorio di Sant'Antonio, fregi e simboli araldici murati, qua e là, come patenti aristocratiche. Montedivalli Appendice al territorio di Bolano, anche se al di là dei confini provinciali, è il paese di Montedivalli, con la vecchia Pieve di Sant'Andrea. La strada che da Ceparana segue il corso del fiume verso Castiglione e Cavanella, ricalca il tracciato dell'antica Aurelia, correndo oggi, per un lungo tratto, quasi parallela all'autostrada. Sant'Andrea di Montedivalli conserva le purissime strutture romaniche della ricostruzione del secolo XI, nello stesso luogo dove sorgeva anticamente il "castrum", distrutto e sostituito, più a settentrione, da quello di Montedivalli. La Pieve è a tre navate, divise da colonne che poggiano su plinti di forma diversa e terminano in capitelli, ripresi probabilmente dall'edificio primitivo, scolpiti in decorazioni classiche o figurazioni umane e animali di ispirazione romanica. Sul prospetto, ad una sola cuspide, è visibile il bassorilievo alto-medioevale con una figura in abito talare che dovrebbe rappresentare San Venanzio. All'interno si custodiscono la statua tronca del Cristo (detta "La pietà"), la statua di San Pietro, di influenza gotica, ed una Vergine seduta, di scuola pisana. La Pieve di Sant'Andrea feceparte, in un lontanissimo passato, di un sistema di fortificazioni comprendenti Madrignano, Castiglione, Tivegna, e Follo (come una linea munita tra i possedimenti dei vescovi di Luni e di quelli di Brugnato) e fu al centro di una attiva comunità insediata in luoghi già abitati dai romani. Ceparana Vecchia Sono visibili le pietre e la torre campanaria dell'antica abbazia di San Venanzio, il tutto compreso e costretto nell'edificio-castello dei Giustiniani, con l'annessa cappella che fu quella del Monastero. Montecastellare A testimonianza delle civiltà liguri più antiche, sono i reperti archeologici della necropoli di Genicciola, nella zona del Monte Castellare. Il sepolcreto, esplorato completamente alla fine del secolo scorso, ha restituito vasi e frammenti di ceramica impressa, "facenti fede della continuità di una antichissima tradizione ligure, risalente al Neolitico", e fibule e coppe di tipo campano, oggi custoditi nel Museo Archeologico della Spezia.
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