Rocchetta di Vara, a pochi chilometri dall'autostrada e dal nodo Borghetto-Brugnato e a 31 chilometri dalla Spezia, si annuncia con il capoluogo ad una altitudine di soli 220 metri, ma le sue sparse frazioni e borgate arrivano fino ai 700 metri di Suvero e Beverone e addirittura ai mille metri di Casoni, sulle alte pendici del Monte Coppigliolo. La vasta superficie territoriale conferisce al comune una grande varietà di ambienti e di latitudini, dalla punta più meridionale di Stadomelli, fino ai valichi verso il Pontremolese. Le frazioni principali sono Suvero, Veppo, Garbugliaga, Stadomelli, Beverone, Piazza. In mezzo ai boschi e alle macchie di ordinate coltivazioni, tra qualche vecchio uliveto che "agguanta" fino alle altitudini di Veppo e i pascoli della montagna, le frazioni di Rocchetta Vara sono piene di esempi architettonici rustici, tipici della vallata, che si manifestano in molteplici particolari e che sono ricorrenti come un marchio di fabbrica che ha le sue origini nel Medioevo. Sono i sottoportici di pietra, i tetti con gli spioventi coperti dalle irregolari lastre di ardesia, i gruppi di case di Stadomelli massicciamente unite come piccoli fortilizi, i palazzotti signorili di Veppo, le logge su cui si arrampicano i nodosi pergolati della vigna, un potente castello come quello di Suvero, arcate ombrose che nascondono stalle e cantine, viottoli e finestre che si guardano da vicino, cortili pensili sostenuti da pilastri e tutto il lavoro della gente ligure, valligiana, fatto con una tenacia ed una pazienza che ha del miracoloso.
STORIA
La composizione e distribuzione municipale di Rocchetta Vara impongono diversi riferimenti storici. Nell'insieme, terre e paesi fecero parte, in origine, dell'antichissima Pieve della "Ecclesia de Bucagnola ", citata in documenti notarili del 1200 e in registri vaticani successivi. Della entità religiosa di un tempo non esistono avanzi materiali (poiché l'oratorio attuale non può essere identificato con la scomparsa chiesa duecentesca), ma soltanto leggende e ricordi ugualmente indicativi. Cosi come si racconta del "campo di battaglia" ai piedi della Bastia e dell'inferiore "campo dei cavalieri", si dice che la Bocchignola di oggi occupi il posto della vetusta Pieve e che ci sia, nella zona, un antico sepolcreto, con ossa di uomini giganteschi, trasportati per i riti funebri da paesi lontani, attraverso una altrettanto leggendaria "via dei morti". Rocchetta e Suvero furono poi parrocchie dell'Abbazia e della Diocesi di Brugnato, lungo gli itinerari della Val Gravegnola, verso gli estesi possedimenti vescovili in Lunigiana. Rocchetta, in particolare, data la sua vicinanza al monastero brugnatese, dovette costituire una sorta di fortezza stradale, così come Suvero fu un munitissimo castello a protezione della strada tra la Val di Vara e il Pontremolese, attraverso il Passo dei Casoni. Le difese vescovili non furono tuttavia sufficienti ad impedire il dilagare dalla Toscana degli onnipresenti Malaspina. In uno studio di Giulio Poggi sugli statuti seicenteschi di Rocchetta Vara, apprendiamo che le norme, imposte e firmate dal marchese Nicolo Malaspina (1665) avevano forza di legge fondamentale. I 48 capitoli particolarmente dedicati alla comunità della Rocchetta riguardano soprattutto le regole per l'attività agricola, la sola fonte di reddito del feudo; per questo si cerca, sin dal primo capitolo, di salvaguardare la proprietà privata e il lavoro dei campi, stabilendo che "ogni anno, nel giorno di Santa Lucia, si eleggano quattro Saltari (guardie campestri) che siano uomini da bene con l'obbligo di guardare e conservare i campi e i boschi. L'importanza di questo compito è molta, l'argomento è contenuto in ben otto carte del manoscritto".
DA VEDERE
Suvero Suvero è l'agglomerato urbano più importante di tutto il comune. Ammucchiato sulla montagna, con la cinquecentesca chiesa di San Giovanni (pregevole nell'interno un bassorilievo in marmo del 1497) seminascosta nell'abbraccio delle case, sembra ancora fiero della sua lunga autonomia di marchesato. Il nome - forse - gli deriva da "supernus" (così alto il paese da costituire un cospicuo punto di riferimento per tutti i dintorni) e rievoca la sua orgogliosa posizione strategica, quale presidio tra la valle interna del Vara e la Lunigiana. Beverone Sei chilometri di strada campestre portano da Veppo al piccolo Beverone, e il disagio del percorso è ben ripagato dalla vista di uno dei migliori panorami della Valle. Il villaggio è a 700 metri, raccolto sul crinale della montagna, come aggrappato alla terra, e le case vi sembrano cresciute naturalmente e la poca gente sembra riesumata da un altro secolo. Solitaria sul monte e avvolta in un assoluto silenzio è la chiesa parrocchiale di S. Giovanni, con un tozzo campanile separato dall'edificio principale. Dall'esigua piazzetta ci si affaccia, quasi a strapiombo per una altezza di centinaia di metri, a guardare la pianura del Vara e il lontano orizzonte definito dalle Apuane. E sotto il piazzale, custoditi nella cisterna-cripta dell'antico cimitero, si intravvedono gli scheletri dei primi abitanti, nel luogo dove sorgeva un fortilizio-vedetta e quindi si sviluppò il nucleo originario dell'abitato. Beverone è la meta ultima di una strada senza altri sbocchi (nonostante le aspirazioni dei pochi rimasti, che vorrebbero un collegamento con Stadomelli); una specie di capolinea montano, rimasto inalterato, solitario e bellissimo, protetto dalla grande croce di ferro che svetta sulla cima del vicino Monte Nero.
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