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Brugnato  
 

A Brugnato bisogna venire perché è il centro monumentale e storico più importante di tutta la Valle. E' una tappa rituale ed essenziale per un visitatore del Vara. Le componenti principali sono le acque coi colori del cielo, le arcate del vecchio ponte di pietra ferito dalla guerra, le macchie bianche dei convento e del campanile dei Passionisti e, in cima alla collina, oltre il fiume, le ammucchiate case di Bozzolo. La piccola città di Brugnato, situata al pie meridionale dell'Appennino, in una pianura bagnata dal fiume Vara e dai torrenti Gravegnola e Chicciola, è soprattutto nota quale sede abbaziale e vescovile, custode di una storia millenaria, intensa e gloriosa, e di monumentali eredità religiose e civili. Ma è anche una città che, pur molto fiera del suo nobile passato, vive in perfetta aderenza ai tempi moderni, partecipandovi con la celebrata laboriosità della sua gente. E' il più piccolo comune della Val di Vara (per la fama e la storia non contano i ristretti limiti territoriali di oggi), con una superficie complessiva di 1.302 ettari, quasi tutti pianeggianti. L'unica sua frazione, Bozzolo, in posizione collinare, è tornata in grembo al capoluogo per un decreto del 1956 che la staccava dal comune di Zignago, restituendola al suo comprensorio naturale. Tutte le medioevali giurisdizioni, le rocche e i castelli vescovili, gli ampi possedimenti, le podesterie e i capitanati della Repubblica di San Giorgio, sono soltanto un ricordo storico. Nella fertile e grande piana brugnatese la piccola città ha sapientemente conservato il suo centro più antico, attorno alla cattedrale, e i colori e le dimensioni dell'età più importante della sua storia; ma oltre i limiti della cinta muraria di una volta si vedono gli esempi della nuova edilizia, i nuovi quartieri, le strade e le scuole, in un disegno ordinato ed estensivo.

STORIA

L'Abbazia fu un organismo inscindibile dalla storia di Brugnato, già definito "città" secondo un diploma dell'imperatrice Adelaide in data 11 Aprile 999. Imperatori e re carolingi le riconobbero onori e privilegi e possedimenti (di qui i lunghi conflitti temporali coi vescovi di Luni) e l'Abbazia rimase, dalla fondazione in poi, sempre direttamente soggetta alla Sede Apostolica. Il Pontefice Innocenze II, nel 1133, la elevò alla dignità di diocesi, suffraganea di Genova, e la stessa Repubblica fu sempre larga di protezioni per i vescovi feudatari, contribuendo a mantenere le loro fortificazioni (vedi Casale e Ponzò) e a difenderli contro i Malaspina, intenti a riconquistare gli antichi diritti in Val di Vara. E' del 1171 un trattato di assistenza di Genova a Brugnato, e quando Corrado Malaspina - detto "l'antico" - occupò alcuni forti brugnatesi fu proprio Genova, con la spedizione del console Guglielmo Embriaco (1215) a respingere le velleità del feudatario nemico, lasciando poi i Fieschi in città come vicedomini. Così Brugnato non fu compresa nell'elenco delle terre e castelli ceduti alla Repubblica da Nicolo Fieschi. Poi vennero i moti popolari all'inizio del Trecento (e il vescovo dovette fuggire nel suo territorio di Pontremoli), ma i ribelli cittadini di Brugnato, in cerca di libertà, finirono per cadere nelle mani dei Malaspina di Villafranca, favoriti dall'imperatore Carlo IV. "La Repubblica dei dogi non difese questi suoi vecchi alleati e concittadini; essa del resto non fu ostile alla rinascita del feudalesimo rurale nel periodo delle Signorie, e anzi ne favorì lo sviluppo a beneficio non solo della vecchia aristocrazia feudale della città, ma anche dei nobili nuovi venuti dalla borghesia capitalistica e perfino dall'artigianato. Così la dominazione documentata dei Malaspina a Brugnato, si alternò con quella dei Fregosi, finché dopo un'ultima riconquista malaspiniana, a metà del secolo XVI, i cittadini, con un moto insurrezionale del quale ignoriamo ogni particolare, non si liberarono e conclusero un millennio di fieri travagli, approdando finalmente al tranquillo governo provinciale della Repubblica". (U. Formentini: "Guida storica etnografica e artistica della Val di Vara"). Il resto, più vicino a noi, è storia comune a tutti gli altri centri della Valle. Brugnato fu sede di Capitanato, fu Podesteria (col privilegio democratico di un magistrato eletto dal popolo), partecipò alla guerra di Genova contro gli austriaci e, nel 1746, la "compagnia degli scelti di Brugnato" si distinse per il suo valore nelle montagne di Pecco; contribuì alla cacciata dei tedeschi al ponte sul Vara, due anni dopo; fu capoluogo di giurisdizione nella prima costituzione democratica, poi capoluogo di cantone della Repubblica Ligure, incorporato nel cantone di Godano durante l'Impero e nello stesso "mandamento" quando si giunse alla nuova organizzazione amministrativa del regno sabaudo. Della grandezza feudale e dell'antico fervore religioso, la piccola città serba il ricordo nei monumenti e in tutte le celebrazioni sentimentali di un passato indimenticabile. Tra i personaggi che hanno costruito il paese e la storia sono combattivi vescovi, uomini di studio e di cultura, prelati ed una popolazione di veri fedeli. Lo stile, l'ordine e la cultura di un tempo rappresentano un viatico importante, una eredità insostituibile anche ai giorni nostri. Dei vasti domini territoriali il piccolo comune non ha trattenuto che l'appendice di Bozzolo, che fu un antico castello ed è ora un modesto e sereno borgo rurale, abitato da una cinquantina di persone, raccolto attorno alla settecentesca chiesa di S. Antonio Abate, edificata su altra che risaliva - come attesta una lapide murata nel campanile - al 1350.

DA VEDERE

Brugnato offre richiami dell'arte e dell'architettura da scoprire nel breve circuito cittadino. Il ponte romanico attraverso il fiume, la chiesa e il convento di San Francesco (fondato nel 1603), passato ai Padri Passionisti nel secolo scorso; l'antico borgo San Bernardo, la Torre, vedetta dei vescovi-conti, con relativa prigione, sulla collina a nord ovest del paese; la "Riva d'armi"; la Porta Sottana, coi resti della Cappella dei Santi Rocco e Caterina; l'Episcopio e i resti dell'antico Cenobio; gli avanzi delle mura medioevali; il Santuario della Madonna dell'Olivo e l'Oratorio di San Bernardo. Nel cuore del centro storico, simbolo di fede e di eventi millenari, è poi la cattedrale di Brugnato, col titolo di San Pietro, San Lorenzo e San Colombano. Già chiesa abbaziale dell'antico monastero, fiorente in epoca longobarda, durante il regno di Liutprando, la cattedrale "tutta fabbricata in pietre da taglio", è un solenne ed insigne edificio romanico, risalente al secolo XI, costruito su un'area cimiteriale che ha rivelato sepolture ad inumazione e ad incinerazione (di epoca certamente pagana) ed altri resti di pavimentazioni e di murature, così da far ritenere che Brugnato abbia ospitato in antico una cittadella romana. Nel corso di recenti scavi sono venuti alla luce gli avanzi dell'abside e delle fondamenta della primitiva chiesa abbaziale, risalente al V secolo, antecedente, cioè, alla venuta dei primi monaci benedettini. Gli esterni dell'edificio, massicciamente raccolto sotto la bassa torre campanaria, sono nobilitati dalle perfette strutture dei due absidi e del grande prospetto. All'interno, le due navate sono divise da pilastri colonniformi terminanti in semplicissimi capitelli, il tutto secondo le forme classiche della architettura protoromanica. Entro il grande abside di pietra a vista, con tre bozze a testa umana, è compreso un pregevole altare barocco; nella navata maggiore sono un antichissimo fonte battesimale e la stretta apertura che fungeva da comunicazione col chiostro dei monaci. Tra le reminiscenze bizantine della bella chiesa, si notano un capitello della semicolonna sostenente l'arco tra il presbiterio e la navata minore e frammenti di lastre di rivestimento, ceramiche e avanzi di arredi sacri. Su di una colonna è l'unico tratto di decorazione a fresco con la figura-immagine di San Colombano.


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