Riomaggiore si affaccia sul mare proprio allo sbocco di un profondo canalone in cui scorre il Rio da cui ha preso il nome, con una minuscola spiaggia ed uno
scalo per barche. Adesso a Riomaggiore si arriva comodamente in treno oppure con il primo tronco della strada «Litoranea», attraversando zone di inesprimibile bellezza; ma nel secolo scorso non era così e quando c'erano soltanto i primi scomodi treni, era tutt'altro che facile raggiungere il paese. Bisognava arrampicarsi sino a Biassa e di qui, attraverso sentieri scoscesi, scendere, o meglio precipitare, verso Riomaggiore acquattato in fondo. Bisognava « scoprirlo » Riomaggiore, come fece Telemaco Signorini nel 1860; scoprirlo, percorrendo le sue viuzze da formiche, i suoi erti sentieri che portano verso il paese alto. E, ancora oggi, bisogna scoprirlo guardando il mare infrangersi sulla piccola spiaggia, parlando con i vecchi pescatori, e visitando l'antica chiesa di S. Giovanni Battista. Cosi fece Telemaco Signorini che trasmise ai suoi dipinti tutto l'amore che nutriva per le Cinque Terre
COME RAGGIUNGERE RIOMAGGIORE
In pratica l'unico mezzo utile e sicuro per raggiungere Riomaggiore è il treno.Un altro mezzo comodo ed efficiente sono i battelli che però garantiscono il servizio solo in alcuni periodi dell'anno e solo in caso di condizioni meteorologiche favorevoli. Sebbene esista una strada scorrevole e molto bella dal punto di vista paesaggistico, la 'Litoranea', i problemi relativi al parcheggio una volta giunti al paese, sono insormontabili.
STORIA
Le prime notizie storiche del territorio della valle del Rio Maggiore risalgono ai primi decenni del XIII secolo, al tempo in cui gli abitanti del distretto feudale e comunale di Carpena entrarono nella «Campagna Genovese». Una tradizione locale fa risalire la fondazione di questi primitivi insediamenti ad un gruppo di Achei, approdati in questi luoghi nel secolo VII in seguito all'abbandono delle proprie terre a causa della persecuzione dell'imperatore iconoclasta Leone III l'Isaurico. Affascinanti, a questo proposito, sono le note toponomastiche intorno ai luoghi di Monasteroli e Lemen, di Ubaldo Mazzini, che ci conducono al mondo arcaico e mitico della leggendaria Grecia. Verso la fine del XII secolo, il territorio divenne feudo del marchese Turcotti, signore di Ripalta, nei pressi di Brugnato, il quale lo cedette al marche se Nicolo Fieschi, che a sua volta lo passò al Vescovo di Luni, Antonio Fieschi. Fu Nicolo. Fieschi a cedere il borgo alla Repubblica genovese nel 1276. Le proporzioni monumentali della bella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista sono una chiara testimonianza dell'importanza e dello sviluppo, raggiunti nel XIV secolo, in pochi decenni dai nuovo insediamento a mare. La sua edificazione, quasi a chiusura del borgo, fu dovuta al Vescovo di Luni nel 1340, il quale comprese come fosse ormai tempo di rendere più agevole agli abitanti di Riomaggiore il compimento dei doveri religiosi. Infatti la cura parrocchiale risiedeva ancora nella chiesa di Montenero a mezzacosta, dove la popolazione era costretta a recarsi, con notevole disagio.
URBANISTICA
Riomaggiore è situato nella stretta valletta del Rio Maior che, con il suo corso, ha determinato l'impianto del borgo. Il paese risulta organizzato secondo una serie di percorsi paralleli alla percorrenza principale, impostati secondo l'isometria del terreno, che offrono l'opportunità di accesso ai vari piani delle case. Infatti le abitazioni addossate ai fianchi della montagna, presentano lo schema tipologico fisso e abbastanza diffuso nella Riviera di Levante, le cosiddette «case gradonate». L'accesso, oltre che frontale dalla via principale, è possibile anche dal retro, all'altezza dei piani superiori. Il tessuto viario è esclusivamente pedonale e si articola in una serie di percorsi tra loro complementari: ripide scale, stretti ed erti vicoli si sviluppano perpendicolarmente ai carruggi principali, costituendo cosi una struttura di collegamento del tutto organica con le abitazioni e gli spazi aperti. li nucleo più antico del borgo, insediato alla foce del torrente Rio Maior, evidenzia singolarmente lo stretto rapporto raggiunto nei secoli tra le architetture e il territorio, in un continuo e spontaneo adattamento degli interventi umani alle costanti morfologiche dell'ambiente e alla situazione geografica di supporto. Le abitazioni più antiche, sullo schema della casa a torre, sono sviluppate in altezza di tre o quattro piani, con non più di due vani per piano e legate una all'altra in schiere parallele. La tipica architettura spontanea del borgo, caratterizzata dall'uso di pochi materiali da costruzione, come la pietra locale per la muratura, l'ardesia per i manti di coperture, l'intonaco tinteggiato per le facciate, e gli erti e tortuosi vicoli sono i fattori determinanti della pittoresca bellezza del borgo.
DA VEDERE
La chiesa di S. Giovanni Battista, risalente al 1340, possiede un crocifisso ligneo del Maragliano ed una grande tela di Domenico Fiasella. Il grande rosone marmoreo, opera di artisti pistoiesi, come quelli delle altre chiese di questi borghi, è stato da poco restaurato e ricollocato al suo posto.In alto, sul crinale del monte, è il Santuario di Montenero dove è custodita un'immagine su tavola, del 15° secolo.
inizio pagina ^
|
|