Il grande comune di Riccò del Golfo, il più meridionale della Val di Vara, ha una notevole estensione, dallo spartiacque delle Cinque Terre e tra i limiti dei comuni della Spezia, Pignone, Beverino e Follo. Oltre al capoluogo, largamente disteso a cavallo dell'Aurelia, a soli 12 chilometri dalla Spezia, le frazioni punteggiano il comprensorio attorno alle due strade e ai due torrenti principali: Pian di Barca, Ponzò, Camedone, Bovecchio, Valdipino, Casella, Quaratica, Caresana, Forcale, Caste, Carpena, San Benedetto, Debbio, Polverara e Graveglia. Si può spaziare in questo territorio, per luoghi e tempi diversi: passare dai paesaggi quasi cittadini a quelli ancora sostanzialmente campestri. Carpena, un tranquillo paese di un centinaio di abitanti, si raggiunge attraverso l'Aurelia, dalla circonvallazione stradale a sud del Passo della Foce. Più a monte della frazione San Benedetto, sono le direttrici per la Val Graveglia, Debbio e Polverara e, sull'altro versante, per Forcale e Quaratica. Dal capoluogo (il bivio è a dodici chilometri dalla Spezia) si distacca la strada per Valdipino e Casella, mentre, ancora più a monte, un breve percorso conduce a Ponzò e a Bovecchio.
STORIA
Ponzò Fu certamente un nido feudale dell'entroterra spezzino, favorito dagli sbocchi marini sul litorale delle Cinque Terre. Probabile dominio degli Estensi, e quindi dei Malaspina, fu oggetto di ricorrenti contese e rivendicazioni da parte di piccoli feudatari talvolta alleati di Genova e, più sovente, amici dei pisani, fino alla definitiva aggregazione al comune genovese. Il Formentini ricordava che: «sulla fine del XII secolo i signori di Ponzò, presenti nella guerra navale tra le due grandi repubbliche marinare, dalla loro base di Vernazza, acquistano la cittadinanza genovese e compaiono iscritti nel libro dei feudatari della Repubblica (1209-1265). In questo frattempo, venendo meno ai giuramenti della "Compagna", i signori di Ponzò consegnarono nel 1245, il castello ad Oberto Pelavicino, vicario di Federico II, in guerra contro i genovesi: ma questi vi ristabilirono in breve il loro potere in seguito all’esito vittorioso della guerra; da ultimo acquistato dai Fieschi e da questi armato contro Genova, nella lotta partigiana contro il governo ghibellino (1272-1274), fu ripreso dal capitano del popolo Oberto D'Orla e venduto dal conte Nicolo Fieschi alla Repubblica, restando compreso nella Podesteria della Corvara ». Riccò del Golfo fu invece una antica dipendenza del principale castello di Ponzò, con la principale funzione di stazione stradale, sede di un ospizio e filiale a sua volta, della Pieve di Pignone. CARPENA Nella storia comunale un capitolo a parte deve essere riservato alla eccentrica e meridionale frazione di Carpena, nell'immediato entroterra del Golfo spezzino, sede della Podesteria genovese che ebbe competenze territoriali anche sulla Spezia. Carpena è già ricordata in documenti del primissimo Duecento. I signori locali avevano giurato fedeltà alla «Compagna», ma verso la metà del XIII secolo uno di essi, Gilbertino di Viano, si era alleato con Pisa, armandosi contro il condomino Della Turca, rimasto fedele ai genovesi. E' il primo episodio di contrasti e di ribellioni locali, controllate e risolte in definitiva da Genova, che proseguirono per tutto il Medioevo: il cardinale Ottobono Fieschi che acquista il castello di Carpena; Oberto D'Orla che espugna ed incendia la roccaforte della Spezia e si prende anche la sua appendice interna (1237), trasformandola in Podesteria; Simon Boccanegra che, nel 1343, cambia la situazione amministrativa e territoriale creando la Podesteria della Spezia; le interminabili beghe tra spezzini e carpenesi, e la riunificazione delle due magistrature, con capoluogo alla Spezia, decretata dal doge Domenico Fregoso nel 1371. Le antiche rivalità tuttavia esplosero in successive occasioni. Nel 1411 guerra tra Genova e la Toscana per il dominio di Portovenere: Carpena fu in rivolta contro Genova e La Spezia, ma i genovesi ristabilirono l'ordine con la forza delle armi e, assalito il vecchio castello di Carpena, uccisero in combattimento gran parte degli eroici difensori e, tra i superstiti, «ventidue furono impiccati a titolo di rappresaglia e di ammonimento».
DA VEDERE
Ponzò Una prima visita è indispensabile all'antico nucleo di Ponzò, ancora mantenuto nella sua struttura medioevale di fortezza-residenza, con una cerchia di abitazioni a pianta centrale (il modello così frequente nell'architettura rustica della Val di Vara), sostenute da poderosi archi portanti e disposte in modo che le loro mura perimetrali costituissero una superficie unica e solida, interrotta soltanto dai vicoli di accesso. Una volta c'era anche il potente castello di Ponzò (Podenzola, in antico) appartenente agli stessi signori che tenevano il possesso della Corvara. Il castello è superstite solamente inalcuni poderosi avanzi murari, mentre al centro del borgo resiste la tradizionale cappella curtense, l'oratorio castellano di S. Bartolomeo, che servì in tempi più recenti quale corte di giustizia e che mostra, negli elementi dell’abside e negli archetti pensili laterali, le sue origini protoromaniche. L'esistenza di una comunità religiosa, filiale della Pieve di Pignone, è comprovata da documenti che risalgono alla fine del Duecento. La chiesa parrocchiale di Ponzò è un altro interessante monumento locale. Di antica fondazione, è situata in un aperto spazio campestre ed è dedicata a San Cristoforo (festa patronale all'ultima domenica di luglio), con una architettura che, a dispetto dei rifacimenti e trasformazioni, conserva i pregi dell'arte romanica migliore e la solennità lineare delle dimensioni. Nell'interno è custodito un bel trittico di marmo del secolo XV, una croce reliquiario della stessa epoca ed una croce astila che è opera settecentesca dioreficeria genovese. Nel piazzale esterno è murata una vasca battesimale che risale al Medioevo. Queste pregevoli memorie artistiche riportano ad un lontano passato di nobiltà civile. Riccò del Golfo Del vecchio borgo, oramai nascosto dal dilagare della nuova edilizia, sopravvive il pubblico oratorio della Madonna della Neve, già appartenente all'ospedale per i pellegrini. La chiesa parrocchiale dell'Invenzione di Santa Croce fu costruita nel 1648, con caratteristiche barocche, sulle fondazioni molto più antiche. Notevoli il grande bassorilievo, in marmi policromi, con la rappresentazione delle Anime Purganti (scuola genovese del Seicento) ed altri altari marmorei posteriori. Nel vecchio paese ogni angolo ed ogni vicolo rivelano la cura artigiana degli antichi costruttori e le belle decorazioni in pietra dei lapicidi di Casella. Carpena Nell'attuale abitato di Carpena è la chiesa settecentesca di San Nicolò, edificata in sostituzione della più antica che era probabilmente la chiesa del castello, separata dalla parrocchia di Biassa.
Nei confini di Ricco' del Golfo meritano una visita anche altri edifici religiosi sparsi nei nuclei più antichi delle diverse comunità. A San Benedetto, la chiesa che da il nome alla frazione - già territorio della Pieve di Marinasco - è un onesto esempio di architettura del tardo Settecento, pregevole per le opere d'arte custodite nel suo interno, tra cui il Crocefisso dipinto da G. B. Casoni; a Quaratica è la bella parrocchiale barocca, separata recentemente da quella di San Benedetto; a Polverara, che fu una filiale della Pieve di Vezzano, la chiesa è di data seicentesca, con l'aggiunta di due cappelle di epoca posteriore; a Valdipino, già dipendenza della Podesteria della Corvara, la parrocchiale è di costruzione settecentesca, ma conserva taluni particolari del precedente edificio, certamente anteriore al 1400. Proprio nella zona di Valdipino e di Casella si ritrovano altri argomenti interessanti la storia e la vita locale, legati soprattutto all'uso della pietra, quindi all'architettura rustica e alle forme dell'arte popolare. La zona è ricca di cave e la pietra locale è un patrimonio non dimenticato.
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